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Otto mucche da salvare

Due mesi fa abbiamo ricevuto una telefonata incredibile.
Un allevatore chiedeva il nostro aiuto per salvare dall’abbattimento otto mucche.
La storia che ci ha raccontata (verificata e confermata da più fonti) parlava di uno scenario da incubo.
Parlava di un allevamento da lui preso in affitto.
Del ritrovamento di decine di cadaveri.
Mucche non più produttive accantonate come attrezzi rotti e lasciate morire di fame.
Negli anni, a suo dire, le mucche così uccise sono state tra le sessanta e le settanta.
Nell’indifferenza generale.
Nella più totale incuria.
Senza che mai, negli anni, chi avrebbe dovuto vigilare sul presupposto “benessere animale” abbia mai avuto nulla da eccepire.

Come nel caso di Morini, di Green Hill, e di tutti gli inferni che intravvediamo quando qualcuno prova a soffermarvisi e guardare dentro.
Come in tutti i luoghi in cui individui sono imprigionati e reificati.
Privati di dignità.
Senza diritto alcuno.
Cose, strumenti, fonte di reddito.
Da spremere e far fruttare.
Edulcorando l’orrore quotidiano con la garanzia che, comunque ed ovunque, ci sono leggi e regolamenti che vanno rispettati.
Che in ogni allevamento e macello, qui da noi gente civile, tutto viene fatto rispettando le norme sul “benessere animale”.
Come se fosse possibile parlare di benessere per chi viene fatto nascere per poi vivere rinchiuso in capannoni bui e fetidi, schiacciato tra centinaia di suoi simili, per le fattrici continuamente stuprate, private dei propri figli. Per le mucche da latte attaccate alle macchine. Per i vitellini strappati alle mamme. Per le migliaia di creature caricate sui carri bestiame e mandate a morire nei macelli.

Dopo il ritrovamento il nostro interlocutore chiamò i carabinieri, che chiamarono i funzionari ASL.
Che per anni nulla avevano visto o sentito.
Ma che subito attivarono personale e controlli.
E trovarono otto mucche, di circa quattro anni, presumibilmente gravide, sprovviste di marche auricolari o a cui erano state poste le marche di mucche già morte.
Come impone la legge, essendo le otto sfortunate prive di segni di riconoscimento, di documenti che ne attestassero la provenienza e la genealogia, quindi potenzialmente pericolose per la salute di chi avrebbe bevuto il loro latte e mangiato i loro corpi, venne emesso verdetto di abbattimento e distruzione.
Loro, sopravvissute ad anni di sfruttamento, loro che avevano visto i loro figli condotti al macello e le loro compagne morire di fame, avrebbero dovuto essere uccise e bruciate per garantire il Benessere Umano.

Per due mesi abbiamo trattato con magistrato, allevatore ed ASL.
Per salvare loro la vita.
Per dare loro (e ai vitellini che portano in grembo) un futuro diverso, un po’ di giustizia.
E ci siamo riusciti.
Le otto mucche, di cui due a terra, almeno loro, verranno affidate a noi.
Liberate e portate in uno o più santuari della Rete.

Stiamo approntando per loro una casa, con un grande prato dove brucare erba, godere dei raggi del sole, della brezza e della pioggia gentile.
Lì vivranno il resto della loro vita.
A ricordare a tutti e tutte quel che hanno vissuto, e quel che milioni di altre mucche patiscono ogni giorno.

Per fare tutto questo abbiamo bisogno di aiuto.
Dovremo pagare il trasporto, i lavori per la loro casa.
Ed il mantenimento mensile, per tutta la loro vita, che è di 100 euro a mucca.
Chiediamo pertanto a tutti gli attivisti e le attiviste, a tutti i vegani, a tutti i gruppi e le associazioni che lottano ed agiscono per la liberazione animale un aiuto tangibile.
Donando, organizzando benefit e raccolte fondi, o offrendosi come volontari e volontarie per i lavori necessari.
Le donazioni possono essere fatte sul conto di Vitadacani Onlus, tramite bonifico o Paypal.
Qui trovate tutti i dettagli.
Per ulteriori informazioni scrivete a info@animaliliberi.org.