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Un epilogo spietato

sequestro amaro

Si conclude tragicamente la vicenda delle 32 mucche (e dei vitellini nati nel frattempo) sequestrate in provincia di Udine, mentre viaggiavano in condizioni disastrose, dirette in Libano.

Per loro avevamo sperato, e chiesto il vostro aiuto per salvarle.

Le tante mail arrivate hanno avuto il loro peso, o così sembrava. Tanto da spingere il GIP incaricato a valutare la nostra richiesta di averne l’affido.

Fino a pochi giorni fa ancora sembrava che tutto potesse accadere e stavamo, pieni di speranza, cercando una soluzione ed una sistemazione dove potessero vivere, libere. Nonostante le difficoltà, non ci siamo tirati indietro e abbiamo tentato, abbiamo teso loro la mano, desiderando per loro il meglio.

Nonostante ciò e nonostante la disponibilità offerta l’epilogo è stato un altro per loro.
Spietato.
Sono state svincolate per essere cedute ad un commerciante di animali vivi che poi a sua volta le ha vendute.
Non sappiamo se mentre scriviamo siano ancora in vita o meno.

Il sistema e la nostra società speciste che ammalano avvelenano e sfruttano milioni di individui costretti a vivere nel terrore e nella privazione non ha permesso che ci fosse un altro modo, un altro mondo, un altro equilibrio, lontano da logiche di usurpazione, potere e dominio.

Non ce l’abbiamo fatta.
E loro con noi.
Sono in un istante tornate ad essere come tutte le altre, milioni di altre mucche ed animali nel mondo.

Schiacciati e repressi in un momento ogni anelito di individualità che avevano, per la loro tragica vicenda, apparentemente riconquistato, agli occhi di tutti, e alla storia.

Erano diventate soggetti, da oggetti che erano agli occhi dei più.
Invece, ogni individuo è  un individuo, senza che noi dobbiamo concedere tale merito di individualità.

Se la portano ognuna diversamente, cucita addosso, nella propria bellezza e unicità, la croce cui le condanniamo giorno dopo giorno, anno dopo anno, colpevolmente, e senza alcuna giustificazione.

Mai come ora abbiamo la possibilità di partecipare a tutto questo oppure di opporci, con ogni respiro, affinché questo non debba accadere più.

Toglierci di dosso le gabbie che, dopo tutto, imprigionano anche noi, insieme agli altri animali che dovrebbero condividere con noi l’incanto di questo pianeta, ma che noi priviamo di ogni opportunità e del mondo intero che a loro tutti è precluso.
Ci imprigionano fino a che penseremo che tutto ciò è inesorabile e continuerà, normalmente, ad accadere, senza che noi possiamo fare nulla.

Molto, ancora, dipende da noi.
Anche se siamo pochi, scoraggiati, esausti e avviliti.
Non possiamo tirarci indietro.

E’ un tempo doloroso e tormentato il nostro.
Ma non deve venire meno la speranza che ancora tutto possa cambiare.
E dipende da ciascuno di noi.

Vitadacani Onlus e Rete dei Santuari