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QUEI MAIALI SPARITI NEL NULLA

per rete

Vogliamo raccontarvi una storia.
Di creature sparite nel nulla.
Scomparse in silenzio.
Come inghiottite in un buco nero.
Dalla nebbia.
Sotto un manto brillante di stelle.

I maiali, sotto sequestro, presso il canile di Trani sono stati rapiti nella notte tra il 10 e l’11 dicembre.
Erano diciassette.
Mancava loro una manciata di giorni per raggiungere la libertà.
La Lega Nazionale per la Difesa del Cane (custodi giudiziari degli animali) e il Ministero si erano rivolti alla Rete dei Santuari per trovare un rifugio sicuro che accogliesse i maiali.
Sequestrati più di due anni prima insieme ad altri animali e centinaia di cani ammassati in condizioni disperate.
Durante gli anni del sequestro i maiali avranno tirato un respiro di sollievo, sognato morbida paglia e fango infinito dove rotolarsi.
Quello stesso sospiro e ultimo fiato son stati soffocati la scorsa notte quando persone senza scrupoli, serve di un sistema malavitoso e specista, hanno stroncato la voglia di libertà che attendeva, imminente, trepidante, i suini.

Erano una famiglia.
Genitori, figli, fratelli.
Compagni della stessa avventura.
Sarebbero partiti a breve verso i santuari della Rete.
Molti eran attesi a Porcikomodi, il resto, divisi tra i santuari, alcuni all’Oasi Be Happy, altri alla Belle Verte, a Animal SOS, al Rifugio Miletta, a Ippoasi e alla LAV.
Non ci sono mai arrivati.

Evidentemente qualcuno non sopportava restituire alla dignità di individui, persone, soggetti unici al mondo, con aspettative, gusti, sogni e attitudini proprie e solo proprie, chi di solito viene conosciuto e incontrato sugli scaffali refrigerati di un supermercato, tagliato a fette, e così denudato da pensieri e dalla infinita ricchezza e bellezza del suo mondo interno.
Oppure è stata una questione di soldi.
Diciassette maiali sono tanta carne se vengono venduti, smontati, umiliati.
Da chi crede che questo mondo sia per pochi, sottraendolo così e usurpandolo ad una moltitudine sterminata.
Che merita di essere sfruttata, soggiogata e annientata da logiche di dominio.
Ecco perché e come è potuto accadere.

I maiali sono stati rapiti.
Sotto quel manto di stelle.
E sotto gli occhi di tanti.
Che l’hanno permesso.
Che hanno lascito che accadesse.
O che hanno organizzato tutto quanto.
Perché diciassette maiali non possono, oplà, scomparire così, senza far rumore, destare sospetti, in punta di piedi.
Ci vogliono persone, tante e capaci e mezzi.
Ci vogliono vicini che non vedono e non sentono.

Persone che di giorno fanno quello stesso mestiere.
Trasportano e accompagnano alla morte una moltitudine di animali.
Quelli mangiati dagli uomini.
Di giorno a tutela della salute pubblica si attengono a norme e regolamenti.
Di notte, nel buio, alla faccia di quella stessa salute, dimenticano tutto e trascinano a morte animali senza documenti e autorizzazioni sanitarie.
Li caricano sugli stessi camion.
Li portano ad un macello che è disposto di notte senza autorizzazioni a farli sparire in mezzo alla carne e al sangue di milioni di altri.

L’impalcatura dello sfruttamento degli animali mangiati dagli uomini sempre più sta mostrando e svelando il suo lato oscuro.
Molti lo ignorano, o non vogliono sapere, ma esso, non per questo, scompare.
Cessa di esistere.
No.
Esso rimane sempre lì.
Eccolo.
A volte sotto gli occhi di tutti.
Questa non è un’eccezione.
Come Suzzara, come Ghedi, come mille altri lager.
E’ la regola.
La normalità, spietata, dello sfruttamento animale.

Il benessere degli animali che la gente considera cibo non esiste.
Bisogna prenderne atto e decidere se si intende prendere parte al massacro o dissociarsi.
E raccontarlo questo massacro.
Fino alla fine.
Fino a che non ci sarà libertà e giustizia.

 

Vitadacani Onlus
Rete dei Santuari di Animali Liberi