Diffida a non realizzare l’allevamento intensivo di 39mila galline
DIFFIDA AL COMUNE DI TRAVACÒ SICCOMARIO: ENPA, LAV, LNDC E RETE DEI SANTUARI CONTRO IL PROGETTO DI ALLEVAMENTO INTENSIVO DI 39.000 GALLINE OVAIOLE
Le associazioni diffidano l’Amministrazione comunale a non autorizzare la realizzazione di un impianto zootecnico intensivo in prossimità del canile rifugio LNDC. Grave rischio per il benessere degli animali, la salute pubblica e l’ambiente. Coinvolte in prima linea ENPA, LAV, LNDC Animal Protection e Rete dei Santuari di Animali Liberi.
ENPA, LAV, LNDC Animal Protection e Rete dei Santuari di Animali Liberi hanno inviato una diffida formale al Comune di Travacò Siccomario (PV), chiedendo di non autorizzare la realizzazione di un allevamento intensivo per circa 39.000 galline ovaiole.
Il progetto, secondo quanto riportato da fonti giornalistiche e segnalazioni territoriali, prevede un impianto “a terra” con voliere industriali ad alta densità, collocato in un’area agricola nelle immediate vicinanze di una struttura di accoglienza per cani. Le associazioni denunciano come tale impianto sia profondamente incompatibile con il contesto circostante, oltre che dannoso sotto il profilo etologico, ambientale, igienico-sanitario e gestionale.
In un allevamento di tali dimensioni, gli animali vengono confinati in spazi ridottissimi e privi di stimoli adeguati, con la conseguente impossibilità di esprimere comportamenti naturali come razzolare, distendersi, fare bagni di sabbia o costruire un nido. Le galline sono esposte a stress cronico, sofferenza comportamentale, maggiore incidenza di patologie e scarsa qualità della vita, con conseguenze gravi anche sul piano sanitario.
Oltre all’impatto diretto sul benessere degli animali allevati, le associazioni sottolineano l’assoluta inadeguatezza della collocazione prevista, in quanto l’impianto verrebbe a trovarsi in prossimità di una struttura di accoglienza per cani. I rumori costanti, i forti odori, la proliferazione di insetti, la dispersione di polveri e reflui organici rappresenterebbero una fonte di disagio e rischio per gli animali ricoverati, per il personale e per l’ambiente circostante.
“Un progetto di questo tipo è in aperto contrasto con i principi di tutela del benessere animale, di sostenibilità ambientale e di convivenza responsabile. La collocazione di un allevamento intensivo in prossimità di un rifugio per animali è inaccettabile, pericolosa e tecnicamente incompatibile con le esigenze etologiche e sanitarie degli animali coinvolti. L’amministrazione ha il dovere di garantire la protezione degli animali già presenti sul territorio e di prevenire l’insediamento di attività altamente impattanti”, dichiarano le Associazioni.
Dal punto di vista normativo, le associazioni ricordano che impianti zootecnici di tale portata devono essere sottoposti a valutazione di impatto ambientale, come previsto dal D.Lgs. 152/2006 e s.m.i., e devono rispettare pienamente le disposizioni in materia di benessere animale (D.Lgs. 146/2001, Direttiva 98/58/CE), emissioni odorigene, gestione dei reflui zootecnici e sicurezza igienico-sanitaria.
“Autorizzare oggi un impianto di allevamento intensivo di 39.000 animali significa ignorare il cambiamento culturale e normativo in atto, che impone maggiore attenzione al benessere degli esseri senzienti e alla sostenibilità delle produzioni”, concludono le Associazioni. “Non si può sacrificare la salute animale, l’equilibrio ambientale e la serenità dei territori in nome di modelli produttivi superati e incompatibili con la transizione ecologica. Il Comune ha l’opportunità – e la responsabilità – di respingere questo progetto”.
Alla luce di queste motivazioni, ENPA, LAV, LNDC e Rete dei Santuari diffidano il Comune dal procedere con l’iter autorizzativo e si riservano ogni azione legale e amministrativa per la tutela degli animali, del rifugio, dell’ambiente e dei cittadini.
